| denwis86 |
| | Dopo numerose e "accese" discussioni sul valore di uno stupido adesivo, che per molti, ma non per tutti per fortuna, è solo un semplice quantomai stupido adesivo, ecco che volevo dare una spiegazione, un significato a sta cosa. CITAZIONE Ogni mese di corsa, come un bambino – alla faccia dei 35 anni – a comprare EVO. E di corsa, senza neppure soffermarsi sulla copertina, alla ricerca della rubrica “I love ‘Ring”. E la delusione quando, per qualche arcano motivo che non ha mai capito, non è presente. La gioia invece, mista ad ansiosa euforia, quando i suoi occhi voraci la trovano. La legge tutta d’un fiato, prigioniero di quelle contraddittorie emozioni quali paura e attrazione, come un bambino (di nuovo) dinnanzi a un racconto dell’orrore, alla luce del fuoco del caminetto. La creatura spaventosa e terribile, l’uomo nero degli incubi, il drago fiammeggiante da sfidare e battere, non è fatto di carne, ossa, sangue e scaglie né di materia soprannaturale. E’ un rettile di asfalto che si snoda e ondeggia per quasi 21 chilometri nell’entroterra arcaico della Germania, tra i fittissimi e alti alberi della Foresta Nera, mute sentinelle testimoni di antichi scontri in cui a urlare erano le spade e le scuri, e odierne battaglie i cui canti di guerra sono lo stridore dei pneumatici e i latrati degli scarichi modificati. Il bambino sogna di affrontare la creatura. Giorno dopo giorno. Si sente un cavaliere, anche se è solo un umile scudiero apprendista. Ma un giorno sale di rango, diventa cavaliere, o almeno è ciò che vorrebbe essere. In groppa ai 220 cavalli della sua Corsa OPC ottimizzata per l’impresa, parte per la consacrazione dello status a cui aspira. Sul posto trova una miriade di altri aspiranti cavalieri, e molti cavalieri già consacrati. Ne riconosce la differenza dalle espressioni che si agitano sui loro volti, dalla luce che traspare dal loro sguardo. Davanti a quell’esercito variegato e unico, introvabile da qualunque altra parte dell’intero Universo, ha un’intuizione. Ma la tiene per sé, non vuole darle retta. Dall’oracolo di metallo si assicura una tessera per quattro tentativi e nessuna previsione sui loro esiti. Si mette in coda. Tanti prima di lui vogliono tentare, e molti dopo, e così sempre sarà. Quella che credeva essere la Foresta Nera si chiude su di sé e si tramuta in un Inferno Verde. Nell’Inferno Verde. Lì, davanti alle fauci dell’essere – tre sbarre automatiche gialle – il cavaliere sente la paura scorrergli lungo la schiena. Si è sopravvalutato? Cosa sta facendo? “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”. Quelle parole gli rimbombano nella testa. Ma non ha tempo. La creatura spalanca la bocca e lo inghiotte. Come per magia il cavaliere non ha più paura. Assalta, aggredisce, attacca il mostro di catrame lungo ogni centimetro del suo interminabile corpo, divorandone l’asfalto tatuato di vernice spray, straziandone le costole bianche e rosse, evitando di un pelo i guard-rail che lo chiamano come le sirene Ulisse. A ogni curva si chiede se ce la farà, se troverà qualcuno in mezzo alla strada. Guarda lo specchietto per dare strada ai cavalieri più veloci, in un’orgia di auto e centauri. Il popolo osserva dalle collinette circostanti, i fotografi lo immortalano… e lui si sente un pilota, si sente cavaliere, per un giorno, per un giro… Quando esce dal ventre della bestia, illeso e incredulo, la bestia è sempre lì. E lui ascolta l’intuizione. E’ una doccia gelata. La bestia non si può battere. Il meglio che si possa sperare è un pareggio: quello che lui ha ottenuto. La sconfitta, significa andare lunghi, farsi imprigionare dai guard-rail, farsi divorare dalla creatura, non uscirne più a bordo dei propri cavalli. Ma è andata bene. Il cavaliere si tuffa nel rettile grigio per altre tre volte. Altrettanti pareggi. Si arresta. La giornata è terminata. I tentativi anche. Si è messo alla prova. E’ andata bene ancora. Sarà così anche la prossima volta? L’appuntamento è solo rimandato, perché adesso si sente diverso… Sa che non potrà mai vincere, ma non gli importa. Sono le emozioni, la sfida perenne, il profumo della battaglia a inebriarlo. Non può più farne a meno. “Sono stato sul ‘Ring” si dice, “Sono stato sul ‘Ring” si ripete, e ci vuole tornare, e ci voglio tornare, ancora, ancora e ancora… e questo è uno dei tanti che si trovano alla pagina http://www.ringers.it/index.php/category/r...ma-volta-riing/Credits to www.ringers.itQuello che voglio dire è che il Ring non è una semplice pista, non è una gettata di asfalto senza senso, o meglio, per molti che di motori non ci capiscono molto può anche esserlo, ma per chi ama i motori questo è il mitico inferno verde, la mecca. Andare lì e girarci è uno dei sogni che mi porterò dentro a lungo e che non so se riuscirò mai ad esaudire perchè effettivamente il discorso si fa pesantino in termini economici...e se poi ti va male.... Poi si è liberi di pensarla come si vuole ovvio, però secondo me e secondo le migliaia di persone che ogni anno viaggiano verso il ring o sognano di farlo questa è molto più di una pista, e mettere quel per molti piccolo e insignificante, per altri di grande valore simbolico adesivo può stare a significare nulla come anche "ciao, sono stato nell'inferno verde e sono tornato a casa, ce l'ho fatta" . Un piccolo messaggio solo per chi lo capisce. Una sorta di segno distintivo di chi fa parte di una sorta di "tribù"...i ringers... Ovviamente questo discorso esula da obiettivi quali casa, figli, lavoro, fa parte di quegli obiettivi/sogni che escono dal razionale della vita normale, che fanno a cazzotti con il pensiero medio di "metti a testa a posto" e che quindi la persona media può capire solo in parte/non capire/condannare. Però diciamocelo, almeno qui dentro di razionali siamo in pochi quindi.....ci siamo capiti
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